Il 18 aprile alla Facoltà di Sociologia di Trento si è tenuto un ricordo di Maria Luisa Pombeni (vedi locandina). Nell’occasione si è fatto il punto degli scenari che la Riforma Fornero determinerà per gli sviluppi dei servizi per l’impiego.
Guido Sarchielli dell’Università di Bologna ha segnalato come la crisi in atto comporti una profonda rivisitazione dei modelli cui le attività orientative fanno riferimento. Per Sarchielli l’orientamento costituisce un diritto di cittadinanza essenziale in una situazione economica in cui le competenze hanno un’elevata “fluidità”. L’orientamento risulta una preziosa leva per compensare la distanza tra sistema della formazione e l’inserimento delle persone nel mercato del lavoro. Leva che per essere efficace presuppone la personalizzazione dei servizi evitando i rischi delle offerte standardizzate. A fronte di una sempre maggiore scarsità di risorse sarà obbligatorio rendere efficace l’utilizzo di quelle esistenti
Gli altri interventi di Colasanto, Fraccaroli, Manfredda, Paolo Pombeni, Turrini hanno ricordato in vario modo, anche con toccanti ricordi personali, ruolo e importanza di Pombeni nello sviluppo dei riferimenti concettuali e anche dei servizi legati all’orientamento nel nostro paese.
Grimaldi di ISFOL ha riportato il quadro relativo all’archivio nazionale dell’orientamento.
segnalando che in Italia esistono ad oggi 18.000 strutture che erogano servizi orientativi e 20.000 orientatori. “Troppi!” ha commentato.
Ghirotti dell’Agenzia del lavoro di Trento e Pier Antonio Varesi dell’Università Cattolica hanno presentato gli scenari legati alla riforma Fornero. Varesi ha segnalato come i provvedimenti comporteranno un nuovo assetto istituzionale e anche organizzativo dei Centri per l’impiego che dovranno ridefinire le proprie strutture e procedure. In una situazione in cui nelle province del nostro paese sono in atto modelli e standard di qualità assolutamente diversi fra loro.
A fronte di risorse critiche perché largamente provenienti da fondi europei, si prospetta un futuro in cui andrà rapidamente definito il sistema della governance e delle deleghe. Si vanno profilando tre ipotesi: un’agenzia nazionale che coordini l’attività dei sistemi per l’impiego. E l’INPS ha lanciato la sua candidatura. Una seconda ipotesi prevede agenzie regionali magari raccordate con quella nazionale. Infine è presente una logica più attenta al legame con il territorio, come dovrebbe essere nella logica delle politiche attive del lavoro, che prevede consorzi di comuni come avviene già per la gestione dei servizi sociali.
Come si vede i temi del seminario erano molti e molto attuali. Hanno avuto il pregio di essere stati portati in un contesto aperto al contrario di quanto avviene nel nostro paese, dove il dibattito sul futuro dei servizi per l’impiego corre il rischio di essere rinchiuso in una logica, tutta italiana, di appartenenze. Senza pensare che stiamo ragionando sul futuro delle politiche attive del lavoro. E forse per questo trasparenza e diffusione sono i due principi che dovrebbero contraddistinguere ogni ragionamento.
Sergio
Accorpamento delle province e riforma Fornero: un promemoria
Posted in Commenti, Uncategorized, tagged accorpamento province, Cambiamento, centri per l’impiego, cooperazione sociale, politiche del lavoro, Riforma Fornero on 19 luglio 2012| 2 Comments »
Stiamo parlando di un cambiamento epocale per la radicalità delle questioni connesse. E dobbiamo fare attenzione a scorciatoie, automatismi, modalità adempitive sospinte da un approccio giuridico che sembra imporsi in tutte le decisioni anche quelle in cui sarebbe necessario un pensiero organizzativo.
Riforma delle province e riforma Fornero non possono essere viste unicamente dal punto di vista delle norme. Bisogna spaziare oltre con un approccio interdisciplinare, immaginando adesso e non quando sarà troppo tardi, le implicazioni che le due riforme comportano.
Per agevolare un’osservazione che eviti quanto già visto con il passaggio delle deleghe dal Ministero del Lavoro alle province delineo alcuni temi che si profilano all’orizzonte.
Efficienza – se ne parla tanto, l’abbinata esatta sarebbe efficienza ed efficacia per riprendere un tema presente da qualche anno nel mondo aziendale. La questione di fondo: è possibile aumentare numeri degli utenti presi in carico, inserimenti lavorativi, reti avviate nei territori, passare da sperimentazione di modelli a nuovi modi di operare? Si, è assolutamente possibile. Ma non basta auspicarlo o pensare di riuscirci tagliando il numero degli operatori. Forse è più utile creare le condizioni favorevoli a questa condizione. Come? Sensibilizzando gli operatori e rendendoli protagonisti di questo cambiamento epocale. Il coinvolgimento è fondamentale, soluzioni notarili già viste 13 anni fa servono a poco e creano un clima di indifferenza, demotivazione se non di larvata opposizione. Con buona pace dell’efficienza . . . . e anche dell’efficacia.
Integrazione – le attuali 107 province diminuiranno, drasticamente. Quindi si ridurrà il numero complessivo di dirigenti e strutture di governo. Ma nel frattempo aumenteranno altre variabili: territorio da governare, numero dei dipendenti, degli utenti, degli attori. Come si risolve la situazione? Vince il più forte, il migliore? Ci sono molte possibilità come già visto nelle riorganizzazioni dei grandi gruppi privati che prevalgano culture e modelli della provincia più forte o magari di quella meglio messa con i conti. Dopodiché dobbiamo aspettarci che i “vinti” siano una palla al piede. E a questo punto come si gestiscono territori che raddoppiano, utenti che aumentano a dismisura, nuovi protocolli che vanno individuati? E’ il caso di porsi in anticipo il problema dell’integrazione delle culture. Ed è il caso che la politica pensi a com’è andato il trasferimento del personale dalle antiche Scica ministeriali alle strutture provinciali, alla difficile integrazione tra culture e modi di operare. Non lasciamo perdere le esperienze del passato, sarebbe un peccato farsi nuovamente carico di costi che sappiamo già ora quali saranno.
Partenariati – il welfare si riduce, ci sono meno soldi a disposizione. Peccato che i problemi aumentino e l’utenza dei centri per l’impiego anche. Forse è venuto il momento, a lungo rinviato, di dirsi chi fa cosa nel territorio. Ma per fare un bilancio realistico è necessario fare anche un altro passaggio. Il partenariato, la rete sono possibili quando si evita che ci sia un ente prevalga, che dia la linea agli altri, che presupponga di sapere già come si deve fare. A volte il pubblico confonde il peso della responsabilità della norma con il diritto di prelazione e la conoscenza del giusto modello di integrazione. La crisi del welfare cambia le carte in tavola e obbliga tutti i soggetti a rivedere antiche abitudini. Se non so dove collocare utenti a bassa occupabilità la cooperazione sociale diventa un interlocutore d’obbligo. Si può pensare che il nuovo partenariato passi attraverso uno scambio per cui io provincia ti chiedo di includere nelle tue cooperative persone da rendere più solide in termini di occupabilità e in cambio ti creo nuovi ambiti di lavoro? Magari convincendo il mio settore acquisti ad esternalizzare alla cooperazione parte delle attività come prevede la 381. Oppure convincendo le parti sociali ad utilizzare l’articolo 14 della legge Biagi o il 12 bis della 68? (vedi il workshop organizzato dalla Provincia di Vercelli).
Il cambiamento destabilizza e a volte spaventa, è inevitabile. La crisi sicuramente non aiuta. Ma entrambi, crisi e nuove riforme all’orizzonte, possono costituire elementi dinamici che aiutano chi opera nelle politiche del lavoro a interpretare in modo nuovo il proprio ruolo. E’ la sfida dei prossimi mesi che richiede inventiva e nuove idee. Buon lavoro a tutti!
Sergio
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