Nel disorientamento generale indotto dal riordino delle province e dall’incertezza provocata dalla ridefinizioni delle deleghe relative ai servizi per l’impiego, si è assistito ad uno sbandamento nella gestione delle politiche del lavoro, già messe in crisi dall’impegnativo finanziamento erogato per gli ammortizzatori in deroga.
Da qualche anno nel nostro paese si sono affermate con grande fatica politiche tese a fornire a chi si trova senza lavoro, servizi finalizzati al riposizionamento del proprio profilo professionale dopo un licenziamento. L’opposizione alle politiche che dovevano attivare la progettualità delle persone senza lavoro è stata prolungata. Per tanti anni è preferito indirizzare le risorse economiche verso forme tradizionali di assistenza come la cassa integrazione possibilmente con pochi limiti temporali come era successo nell’incredibile vicenda della FIAT negli anni 80, ma anche più semplicemente dell’Imperial Telefunken a Milano negli anni 90 e in tantissime altre aziende. La tutela per chi correva il rischio di perdere il lavoro doveva essere una sola: la cassaintegrazione. Tuttalpiù una buonuscita per chi rimaneva definitivamente senza lavoro. La logica era quelle di tenere le persone il più possibile legate all’azienda, fino al momento in cui non c’erano altre possibilità.
In questo approccio però era evidente l’assenza di protagonismo della persona che perde il lavoro, come se la soluzione della situazione non dipendesse anche dal suo attivarsi, dal decidere di investire in formazione, in affiancamenti, in percorsi di gruppo dove confrontarsi con altre persone con cui dividere il pesante impegno della ricerca di un nuovo lavoro.
In un recente dibattito sul mondo del lavoro un dirigente sindacale milanese ha sostenuto che “La disoccupazione non si risolve con il bilancio di competenze”. Evidentemente la disoccupazione non si risolve solo con questo tipo di strumenti, ma sicuramente senza un’analisi e una consapevolezza delle proprie competenze la ricerca del lavoro per chi ne è privo, è sicuramente più difficile e complicata.
Questa frase ad effetto dimostra inoltre la lontananza culturale verso chi ha perso il lavoro ed è irrimediabilmente privo di tutele sindacali. Cioè per chi è stato definitivamente espulso dal mercato del lavoro perdendo anche lo status di cassaintegrato e per tutte quelle persone, come i lavoratori autonomi ed i piccoli imprenditori, che hanno perso le loro commesse e ordini.
Nell’articolo pubblicato sull’ultimo numero di Harvard Business Review cerco di spiegare la similitudine della condizione fra chi perde il lavoro dipendente e l’imprenditore che perde gli ordini. Penso sia utile superare antiche divisioni culturali che hanno l’unico effetto di lasciare soli lavoratori e imprenditori alle prese con una delle crisi più gravi che l’occidente industriale abbia mai vissuto. Joan Haim nell’ultimo numero del mensile Una città intervista Giuseppina Virgili piccola imprenditrice dell’abbigliamento presidentessa di Copii, Comitato Piccoli Imprenditori Invisibili. Nell’articolo emerge in modo crudo e drammatico cosa vuol dire solitudine per il piccolo imprenditore.
Questi elementi ci spingono a pensare che sia venuto il momento di riprendere i ragionamenti alla base delle politiche attive del lavoro valutandone l’efficacia, ridefinendo i destinatari ed evitando distinzioni tra operai e manager, dipendenti ed autonomi. Con gli ammortizzatori sociali in deroga si è cominciato ad integrare le politiche assistenziali con le politiche attive. E’ ora di fare un ulteriore salto di qualità. Basta attendismi, la solitudine di chi è senza lavoro e senza commesse è troppa!
Sergio
In my opinion this is actually one of several most important information in my opinion.
And i’m glad studying your article. But desire to remark on few general things, The website style is wonderful, the content is definitely excellent : D. Good job, cheers Were a small band of volunteers and opening a whole new scheme inside our district. Your site provided us with valuable information to function on. You’ve done an impressive job and our entire community could be thankful for you personally.
"Mi piace""Mi piace"
I went over this website i really conceive there’s a many good information, saved to bookmarks (:.
"Mi piace""Mi piace"
Colpisce che i commenti favorevoli vengano da persone che usando l’inglese, si suppone vivano in altri paesi. Che l’Italia debba ancora metabolizzare un altro modo di affrontare il tema disoccupazione? Sicuramente la strada da fare è ancora tanta e la cosa migliore è attrezzarsi per un viaggio più che mai necessario
"Mi piace""Mi piace"
I believe you have remarked some very interesting
points, thankyou in your post.
"Mi piace""Mi piace"
I love your way with words, fantastic information, appreciate it for placing : D.
"Mi piace""Mi piace"
Thank you for your words, ciao
Sergio
"Mi piace""Mi piace"
Pretty nice post. I just stumbled upon your blog and wanted to say that I have truly enjoyed
browsing your blog posts. After all I will
be subscribing for your feed and I hope you write once
more very soon!
"Mi piace""Mi piace"
I enjoy looking at i think this fabulous website got truly useful stuff about it!
.
"Mi piace""Mi piace"
La SFIDA: raccogliere 24 firme in 5 giorni per cambiare il sistema DA DENTRO
Abbiamo depositato il simbolo di DISOCCUPATI PER l’ITALIA (n. 168) e adesso cerchiamo candidati da inserire in lista per Camera e Senato in tutta Italia. Ogni candidato dovrà raccogliere da sé le pochissime firme necessarie (Es. Lazio 1, 42 seggi, 24 firme per candidato). Info, istruzioni su come fare e modulistica sulla ns pagina fb (Disoccupati-PER-Litalia/586707161346314). E’ il momento giusto di cambiare il sistema DA DENTRO.
"Mi piace""Mi piace"