Quasi impossibile sembra dire Rita Querzè in un articolo uscito recentemente sul Corriere della Sera ( http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-vecchiaia-sul-lavorocomincia-a-45-anni/ ). Da un’indagine dell’osservatorio sul Diversity management della Sda Bocconi emerge che le imprese smettono di investire sulle persone con più di 45 anni. Non sono previsti programmi di sviluppo pofessionale. Nonostante stiamo parlando del 30% degli occupati del nostro paese. Perchè?
Le motivazioni sono quasi infinite: scarsa propensione all’utilizzo delle nuove tecnologie, scarsa flessibilità, difficoltà a fare i conti con l’innovazione, con il lavoro d’equipe, con le nuove generazioni che stanno entrando nel mercato del lavoro, rigidità e difficoltà nei confronti del cambiamento, elevato costo del lavoro, eccessiva sindacalizzazione. Insomma una valanga di questioni che non possono che giustificare le politiche volte a sostituire lavoratori ormai obsoleti.
E magari ci sono anche aziende orginali che hanno il vezzo di progettare stabilimenti, come ha fatto la BMW in Germania (vedi post del 13 marzo ’11) per persone over 40, ma si sa l’eccezione purtroppo non fa certo la regola.
Eppure ci sono alcune questioni che gli specialisti dell’HR e chi gestisce le politiche delle risorse umane devono tenere presente. Il mercato del lavoro invecchia. Anzi era così ancora prima dell’innalzamento dell’età pensionabile. Adesso invecchierà ancora di più. E’ una linea di tendenza. Piaccia o no è il futuro.
Una persona over 40 ha un bagaglio di know how che a volte lei stessa non sa di avere. E fino a quando qualcuno non aiuta lei e l’azienda dove lavora a fare il punto, anzi il bilancio delle competenze come si dice in gergo, quella ricchezza rimarrà un capitale non utilizzato. Con buon pace di chi gestisce il costo del lavoro.
Una persona che sente intorno a lei un clima di disinvestimento non può che disinvestire a sua volta nel lavoro. E’ inevitabile. Eppure gli strumenti per interrompere questi circoli viziosi ci sono e soprattutto c’è chi li ha sperimentati.
Forse sta arrivando il tempo che ci obbliga ad uscire dai luoghi comuni che vogliono gli over 40 necessariamente obsoleti. E ci obbliga all’innovazione. Anche nelle politiche rivolte alle persone che hanno più di 40 anni.