E’ possibile dar vita ad un servizio di inserimento lavorativo efficace? A Como gli operatori degli enti accreditati per la formazione e il lavoro e gli operatori dei SIL i servizi per l’inserimento lavorativo che rispondono ai piani di zona dicono che è possibile. E lo fanno al termine di un percorso di alcuni mesi che li ha visti coinvolti in un’azione di sistema finanziata dai settori lavoro e servizi sociali. Due percorsi in parallelo con alcuni momenti di scambio in cui approfondire il processo di presa in carico delle persone disabili per favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro.
Cosa è emerso dal lavoro di analisi condotto dai due gruppi e descritto in un articolo pubblicato nella rivista Prospettive Sociali e Sanitarie? Innanzitutto un concetto poco conosciuto sia nelle politiche del lavoro che in quelle sociali. L’inserimento lavorativo può avvenire solo tramite un processo di presa in carico delle persone che prevede momenti diversi fra loro. Ognuno di questi momenti ha una propria autonomia, propri obiettivi. Possiamo parlare di fasi diverse che costituiscono un processo più ampio sapendo che le fasi sono autonome e strettamente connesse fra loro. Entrando nel merito di ogni fase si può capire quali attori svolgono un ruolo primario ed essenziale per la riuscita di questa fase.
Gli operatori hanno descritto le singole fasi analizzando le attività rivolte alle persone prese in carico. Sono state individuate cinque fasi: quadro diagnostico, accoglienza, valutazione, occupabilità, occupazione. Rimandiamo all’articolo per un approfondimento di ogni fase e in questa sede chiediamoci che senso ha avuto dare una formalizzazione al processo di presa in carico?
Perché aiuta chi gestisce la governance del sistema a comprendere com’è articolata e distribuita l’offerta dei servizi nel territorio. Il modello infatti potrebbe fornire ulteriori indicazioni sull’offerta di servizi nei diversi distretti di un territorio provinciale. Aiuta le agenzie a posizionarsi rispetto ad un quadro di offerta relativo all’intero processo di presa in carico del disabile; solitamente il posizionamento è poco preciso perché gli enti dichiarano di occuparsi genericamente di inserimento lavorativo e non di una fase specifica.
Tutto ciò è possibile perché il modello articola il concetto di inserimento lavorativo che non è più associabile ad un’unica attività ma agevola la comprensione della complessità del processo scomposto in fasi che prevedono attività e attori con funzioni diverse fra loro.
Infine consente di articolare l’idea diffusa tra gli attori delle politiche del lavoro e sociali che prevede una impropria associazione tra il concetto di inserimento lavorativo e quello di occupazione della persona disabile, fornendo una formidabile leva per una crescita culturale degli attori impegnati nell’inserimento lavorativo delle persone disabili. Possiamo quindi dire che il lavoro di formalizzazione del processo di presa in carico aumenta l’efficacia complessiva dei servizi.
Un’ultima constatazione riguarda le politiche attive del lavoro. E’ possibile pensare che la presa in carico di un utente possa essere suddivida in fasi, magari meno complesse, anche nel caso dell’utenza ordinaria e non disabile? Sarebbe interessante dare una risposta al quesito perché questo comporterebbe una ridefinizione dei servizi per l’impiego precisando chi fa cosa nel processo di presa in carico delle persone non occupate. Ma sarà utile ritornare con calma su questo tipo di ragionamento.
Sergio Bevilacqua
[…] Una gestione funzionale dell’equipe implica quindi l’esistenza di “vocabolari condivisi” che consentano agli operatori di capirsi quando si definiscono i diversi interventi rivolti all’utenza. Il vocabolario è strettamente connesso alla definizione delle fasi che caratterizzano il processo di presa in carico nel territorio, quindi è importante comprendere chi fa cosa. Cioè chi eroga i servizi, le caratteristiche dei servizi che non bisogna assolutamente dare per scontati dal momento che un operatore del sociale può non conoscere obiettivi e articolazioni dei servizi per l’impiego e la stessa cosa può avvenire per un operatore del lavoro nei confronti dei servizi di segretariato sociale. Quindi il processo da ricostruire è una sorta di cartina geografica che definisce chi fa cosa nel territorio e quindi a quali risorse possiamo fare riferimento per la presa in carico dell’utente e della sua famiglia. In proposito a Como per la costruzione della rete degli operatori che operano nel sociale, nel lavoro e nel no profit, si è data particolare enfasi alla costruzione del vocabolario comune. […]
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