Questo post è stato scritto da Maria Grazia Manciga responsabile del Nucleo Inserimenti Lavorativi di Bollate e Sergio Bevilacqua presenza abituale del blog. Entrambi coinvolti nel progetto di cui si parla nel post.
Il NIL di “Comuni Insieme” attivo ormai da 10 anni ha deciso di avviare il processo di accreditamento presso la Regione Lombardia per i servizi al lavoro. L’accreditamento consente di accedere ai finanziamenti previsti dalle Regione per l’inserimento lavorativo (la cosiddetta dote unica), a quelli del programma Garanzia Giovani e ai finanziamenti previsti dalla provincia di Milano per l’inserimento delle persone appartenenti alle categorie protette (Piano Emergo), e consente l’acceso ad una serie di progetti per l’attivazione delle borse lavoro, (ad esempio progetti sulla legge 8). Si è quindi valutato che l’accreditamento avrebbe favorito l’accesso a fonti ritenute importanti in uno scenario caratterizzato dalla riduzione delle risorse dei comuni. Elemento non da poco perché il NIL è un servizio che opera all’interno dell’ azienda consortile Comuni Insieme che rappresenta 7 comuni (Baranzate; Bollate; Cesate; Garbagnate Milanese; Novate Milanese; Senago; Solaro) del nord Milano.
Si tratta di una scelta animata da un respiro strategico che ha caratterizzato in questi anni tante altre organizzazioni che in Lombardia, prendono in carico persone disabili o in svantaggio.
E’ però interessante vedere cosa succede ad un’organizzazione abituata a gestire i servizi di integrazione lavorativa utilizzando finanziamenti comunali, nel momento in cui decide di accreditarsi.
Alla sua nascita il NIL ha scelto di gestire i servizi attraverso una specializzazione territoriale che consentisse agli operatori che seguivano uno o due comuni, di creare una rete di relazioni e prassi operative consolidate e una stabilità di rapporto con utenti ed enti invianti. Consuetudine che caratterizza i servizi di inserimento lavorativo lombardi dal momento che il comune a tutti gli effetti è il “cliente” finanziatore dei servizi.
Le cose cambiamo radicalmente con l’accreditamento in Regione dal momento che l’accreditamento ha determinato la necessità di ampliare e differenziare le procedure legate specificatamente alle Doti e richiede l’utilizzo di uno specifico sistema informativo. Alle procedure e al sistema informativo connesso alle doti si somma l’utilizzo di quello provinciale specifico per le categorie protette. Il NIL si trova perciò nella necessità di acquisire competenze amministrative per gestire le nuove procedure. Le procedure regionali richiedono poi una documentazione articolata che andrà controfirmata per ogni azione dall’utente in carico e dal referente aziendale in caso di tirocinio e di assunzione.
La complessità della gestione di sistemi diversi e specialistici come quelli regionali e provinciali diventano incompatibili con la precedente organizzazione “territoriale”. Le precedenti procedure non sono più gestibili a fronte delle nuove che richiedono tempo per l’alimentazione del sistema informativo, la compilazione della documentazione richiesta e la raccolta delle firme ad ogni fase del processo di inserimento lavorativo: definizione del piano personalizzato, timesheet, avvio del tirocinio, conclusione, eventuale assunzione. A queste incombenze si aggiungono quelle relative alla certificazione di qualità, alla sicurezza, alla 231 che esulano dallo specifico del NIL e richiedono il coinvolgimento dell’intera struttura consortile.
Come si può facilmente intuire il passaggio non è neutro e i vissuti degli operatori nemmeno. Nella gestione dei laboratori finalizzati ad individuare i nuovi processi e quindi a definire le nuove procedure, emerge un disagio forte e palpabile. Il cambiamento è visto come una perdita di ruolo e di identità, produce stanchezza, disorientamento. E soprattutto genera un interrogativo, “Saprò fare ancora il mio lavoro?”. Inquietante perché il NIL di “Comuni Insieme” ha storicamente generato numeri significativi in termini di prese in carico (mediamente 60 utenti per operatore), di tirocini gestiti, di monitoraggi effettuati e di assunzioni.
La prima conclusione è che accreditarsi costa fatica, energie e spiazzamento degli operatori. E’ quindi un processo che va gestito prestando grande attenzione agli aspetti organizzativi. Cosa presidiare dunque per assicurare il passaggio da una struttura che utilizza prevalentemente finanziamenti comunali ad una struttura che utilizza quelli regionali?
Si è rivelato fondamentale analizzare i carichi di lavoro: emerge l’elevato impatto dell’attività amministrativa che tra l’altro comporta fino a 500 uscite per raccolte firme ogni anno, a scapito della qualità della presa in carico dell’utente. Emergono anche le soluzioni possibili. Presa in carico dell’utenza indipendentemente dal comune di provenienza, gestione di qualità dell’accoglienza, scelta che permette di condurre un lavoro più attento e finalizzato all’individuazione del profilo lavorativo e di vita della persona, per la costruzione di un possibile progetto. Gestione “attiva” della lista d’attesa, evitando di considerare il servizio come semplice fornitore di prestazione e gli utenti come utilizzatori di prestazioni pre-organizzate. Il servizio diventa una “regia che coordina gli interventi”, che insieme alle risorse e alle energie messe a disposizione dagli utenti e delle loro famiglie, possono contribuire alla co-costruzione del proprio progetto e generare una conoscenza più integrata e condivisa. Successivo rinvio a servizi diversi, organizzati per linee di finanziamento: doti, tirocini lavorativi comunali, tirocini riabilitativi risocializzanti, basato sulla scelta del progetto condiviso e costruito con l’adesione e la partecipazione della persone e della messa in campo del dispositivo di conseguenza più idoneo ad attivarlo. Infine grande attenzione allo scouting aziendale.
Insomma nuove procedure e nuovi ruoli individuati pazientemente all’interno degli incontri d’equipe. Ma anche nuovi servizi in supporto all’attività del NIL in termini di consulenza per la 231, qualità e sicurezza, un nuovo data base per la gestione di tutte le fasi della presa in carico per la gestione delle indennità e delle assicurazione, un fattorino che supporti i flussi di comunicazione NIL-aziende e NIL amministrazione centrale.
E’ emersa nell’arco di un semestre una riorganizzazione che ha come presupposti un presidio forte e costante da parte della responsabile del NIL, la collaborazione attiva e motivata da parte degli operatori per definire i dettagli delle nuove procedure e per contribuire alla definizione di una visione strategica che non può venire meno, perché il rischio è perdere la propria identità organizzativa. Infatti al termine del lavoro di riorganizzazione si focalizza l’attenzione sull’utenza in carico che necessita di una particolare attenzione e cura nella relazione, con necessità di un lungo accompagnamento al lavoro. E questa è una delle caratteristiche distintive del NIL che si propone come anello di congiunzione tra le politiche del lavoro e le politiche sociali. Questa nuova visione permette al contempo, di gestire in modo ottimale le pratiche delle persone che hanno necessità di percorsi più orientati al lavoro e l’allargamento a nuove categorie di utenza, senza che il cambiamento impatti in modo forte sul lavoro degli operatori e senza che l’organizzazione debba riadattarsi di volta in volta con il rischio di perdere un assetto organico.
Una visione dunque che fa i conti con il nuovo scenario nazionale. E che fa i conti con la complessità del cambiamento.
Maria Grazia Manciga e Sergio Bevilacqua
Lo staff del NIL di Bollate è composto da Alessandra Alberio, Laura Brian, Francesca Defendi, Filippo Marchesi, Patrizia Mattiolo, Raffaella Petito, Licia Stefanelli che hanno partecipato al percorso laboratoriale e ai gruppi di lavoro per l’elaborazione dei nuovi processi organizzativi.
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