Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘Eventi’ Category

DisabilitàEaziendaLa gestione della disabilità in azienda coinvolge molti attori che intervengono in vario modo nella relazione tra il referente aziendale e la persona disabile. Attori che si sono ritrovati in un workshop organizzato dallo Studio Arlati Ghislandi di Milano.

Consulenti del lavoro, disability manager, responsabili del collocamento mirato, associazioni che rappresentano le persone disabili, enti accreditati alla formazione e al lavoro si sono incontrati il 6 marzo a Milano in un confronto inusuale che ha dato visibilità alla complessità del tema, individuando i problemi aperti e le soluzioni possibili.

Nel workshop si è spaziato fra il metodo da utilizzare per il computo che consente l’assolvimento della legge 68, la definizione degli esoneri, le compensazioni territoriali, la definizione delle convenzioni con il collocamento mirato, l’utilizzo dei finanziamenti previsti dalla Regione Lombardia per favorire l’inserimento di persone disabili. E il cosiddetto Articolo 14 che consente l’esternalizzazione della persona in carico coinvolgendo le cooperative sociali che hanno una notevole esperienza nella gestione delle persone disabili.

Il workshop ha restituito una fotografia della complessità del tema dando voce al punto di vista dei consulenti del lavoro, Arlati, Mariani e Marra, ai responsabili delle associazioni, Villabruna di Ledha e Rasconi di UILDM, e anche del responsabile del collocamento della Città Metropolitana di Milano, Costanzi.

Carlo Balzarini di SLO ha approfondito lo spazio che emerge tra la dimensione informativa relativa alla norma e l’interpretazione di una politica aziendale finalizzata alla gestione delle diverse opportunità che, in alcuni territori come la Regione Lombardia, vengono messi a disposizione dell’azienda.

Inoltre Balzarini ha presentato il voucher denominato “Dote Impresa – collocamento mirato” e ha segnalato la presenza di altre Doti che possono agevolare concretamente l’inserimento di persone disabili in azienda. Questo scenario, che costituisce una novità non solo rispetto alla precedente normativa, ma anche al recentissimo passato, conferisce alle aziende maggiori spazi di autonomia. Per esempio, la possibilità di elaborare un piano di gestione e sviluppo delle persone disabili e con malattie professionali.

Se il responsabile delle risorse umane ha a disposizione un tutor proveniente da un ente accreditato in Regione per la formazione e la ricerca del lavoro per le persone disabili, gli spazi che si aprono per una conoscenza della persona che verrà inserita nell’organico aziendale sono considerevoli.

Sarà infatti possibile conoscere caratteristiche, potenzialità, attitudini della persona disabile. E anche vincoli, limiti e difficoltà. In questo modo la definizione della postazione di lavoro potrà essere valutata con attenzione evitando rischi per la sicurezza, ma anche per l’inclusione della persona disabile. La disponibilità di un tutor può inoltre consentire di valutare attentamente l’abbinamento tra persona e postazione lavorativa. E può inoltre consentire di considerare con attenzione anche le potenzialità di sviluppo.

Balzarini ha citato inoltre il metodo olandese dello inclusive job design, ulteriore strumento a disposizione di quelle aziende che intendano sviluppare una progettualità nell’analisi delle postazioni. Progettualità finalizzata ad una logica win win, in cui sia la persona disabile che l’organizzazione che la accoglie portino a casa un risultato soddisfacente. La persona: perché verrà individuato una lavorazione che attiene alle sue capacità e attitudini. L’azienda: perché avrà esaminato le fasi di lavorazione dei processi gestiti dal gruppo di lavoro in cui viene inserita la persona disabile. L’analisi ha l’obiettivo di individuare le mansioni che possono essere delegate alle persone disabili alleggerendo la parte ripetitiva di chi opera nel gruppo di lavoro, consentendo di spostare il loro lavoro su le parti a maggior valore aggiunto per l’azienda.

La gestione della disabilità in azienda diviene, nella proposta di Balzarini, un ambito di scambio di conoscenze e know how tra chi, come i cosiddetti enti accreditati, conosce la persona disabile perché l’ha in carico da tempo e ne ha sperimentato le potenzialità in percorsi valutativi. E chi, come il referente aziendale, ne sperimenta le capacità operative di raggiungere obiettivi e le capacità relazionali di interagire con i colleghi e con l’ambiente.

Costanzi ha presentato i dati relativi alle persone iscritte e quelli relativi a convenzioni e al cosiddetto Articolo 14 che fa riferimento al decreto legislativo 276/03. Si tratta della possibilità da parte delle aziende di convenzionarsi con il Collocamento mirato e una cooperativa sociale per delegare una lavorazione che comporta la creazione di una postazione di lavoro per la quale una persona disabile verrà assunta dalla cooperativa.

Nel dibattito successivo sul tema, è intervenuto Fabio Ferri, presidente della cooperativa Alveare, che ha presentato l’approccio innovativo di un gruppo di cooperative milanesi che hanno costruito un’offerta integrata di servizi rivolti alle aziende, andando oltre i tradizionali servizi, come le pulizia e l’assemblaggio, e integrandoli con servizi innovativi in ambito informatico e del welfare aziendale come il maggiordomo aziendale.

Il workshop si è concluso lasciando ai partecipanti una tangibile sensazione di operatività possibili, di orizzonti nuovi a portata di mano che rilanciano il testimone alle risorse umane che operano in azienda. Secondo un approccio che decreta il superamento definitivo della logica dell’adempimento normativo ma che sollecita un ruolo attivo da parte dell’azienda. Anche perché ormai strumenti e risorse sono a portata di mano.

Sergio Bevilacqua

Read Full Post »

stressMa il manager espulso dal mercato del lavoro che possibilità ha di ridefinire il proprio futuro professionale? Domanda da un milione di dollari che si sono posti l’Associazione dei consulenti di management (Apco) e l’Assessorato alle politiche per il lavoro del Comune di Milano, organizzando un incontro rivolto ai manager licenziati.

I numeri della crisi sono molto significativi e pongono un problema ai diversi attori del mercato del lavoro. Per questo motivo Apco che intercetta alcuni dei manager che intendono riposizionarsi nell’ambito della consulenza manageriale ha proposto al Comune di Milano un incontro per affrontare il tema.

Il Comune, come ha ricordato Gino Facchini si è messo in una logica di ascolto del disagio dei manager espulsi. Mentre Apco, come ha detto il suo presidente Marco Beltrami nel suo intervento intende proporsi ai manager come un approdo per favorire il passaggio alla logica consulenziale perché la mission dell’associazione è qualificare e sviluppare l’offerta consulenziale. Tanto più in un mercato com’è quello italiano ancora sottodimensionato rispetto ad altri mercati europei più evoluti.

Sergio Bevilacqua, socio Apco , ha spiegato che mentre si sono sviluppati molti interventi di politiche del lavoro rivolti a quadri, impiegati ed operai, per i manager si stanno faticosamente avviando alcune azioni ancora allo stato sperimentale, soprattutto nella logica di attivare i soggetti che attraversano il duro periodo della mancanza di lavoro.

Alida Franceschina, ha approfondito il tema della difficoltà della mancanza di lavoro entrando nel merito delle emozioni legate alla disoccupazione e utilizzando un’intervista ad una manager licenziata. Se le persone investono nell’attività professionale la propria identità, il licenziamento, soprattutto quello attuato con modi brutali spinge le persone in un limbo doloroso da cui si trovano a dover uscire unicamente con le proprie forze.

Il pubblico è intervenuto esprimendo varie sensibilità. Un manager ha descritto il proprio percorso e l’utilità di un supporto pubblico che però per questioni di budget si è rivelato insufficiente alle esigenze individuali. Conseguenze dei tagli al welfare. Si è detto che la solitudine può essere compensata da supporti che il pubblico o le associazioni professionali possono attivare. Si è parlato di job club statunitensi e di gruppi di autoaiuto milanesi. Il tema del licenziamento è stato percorso nei diversi aspetti, dai problemi che pone alle soluzioni che si possono auspicare. Il Comune, è stato chiesto, può favorire l’utilizzo della consulenza presso la piccola e media industria?

Ad alcuni di questi quesiti ha risposto Angelo Bacchetta dirigente delle politiche del lavoro del Comune che ha spiegato l’approccio e gli obiettivi dell’Amministrazione. Comune di Milano e Apco hanno cominciato a gettare un ponte. Ben sapendo che c’è ancora tanta strada da fare.

Sergio

Read Full Post »

l'uomoCosì recitava il claim di una famosa pubblicità degli anni 80. Come dire sono tutti, anzi tutte, ai tuoi piedi.

Non mi soffermo sui valori di comunicazione del messaggio pubblicitario (andremmo fuori dal tempo e fuori dal tema) ma piuttosto possiamo prendere spunto dalla frase

Fare il contrario, fare domande, chiedere sempre  è stato infatti il motivo conduttore del percorso sulle “tecniche di vendita” che alcune cooperative milanesi hanno da poco concluso.

Ansia, sensazione di disagio, molti dei partecipanti avevano almeno all’inizio il dubbio di trovarsi in un contesto lontano dal loro mondo.

Certo, non é difficile condividere che aiutare la persona in situazione di disagio sia il compito principe della cooperazione sociale. E’ altrettanto condivisibile che per far sì che queste non rimangano parole ma possano diventare realtà occorre creare lavoro e quindi posti di lavoro. Ed è abbastanza chiaro che questo non avviene per legge ma operando nel mercato…. E’ comprensibile anche che essere in un mercato significa non essere da soli….. Ci saranno molto spesso dei concorrenti ma ci saranno anche, lo sperano tutti, dei clienti.

Proprio la relazione con il cliente è stato l’elemento centrale del corso sulle tecniche di vendita.

Relazione con il cliente significa relazione con le persone perchè il cliente è prima di tutto una persona e lo sappiamo bene nei nostri rapporti con gli altri anche quando, ad esempio, sul posto di lavoro ci rapportiamo con qualcuno.  Quando la “persona” in oggetto è una nostra collega, allora ci stiamo relazionando con il cosiddetto “cliente interno”.

Certo, in qualche modo siamo tutti clienti gli uni degli altri, anche solo quando, e succede più spesso di quanto si pensi, cerchiamo adesione ad una idea, ad un progetto, condivisione ad una nostra attività, quando cerchiamo semplicemente un aiuto.

Non sempre e non tutti ne sono coscienti ma in quel momento stiamo vendendo!

Quando riusciamo a vendere bene, con soddisfazione reciproca? Quando ascoltiamo davvero le esigenze dell’altro; certo non basta ma è il primo passo e forse il più difficile per avere successo nella professione del venditore e nella vita di tutti i giorni. Allora forse anche e soprattutto accendendo l’ emozione oltre alla ragione possiamo avere successo e soddisfazione, anche vendendo!

Il corso sulle tecniche di vendita costituisce un tassello di un ideale percorso di sensibilizzazione del terzo settore nei confronti dell’attività commerciale. E si integra con il corso di cui abbiamo parlato in un precedente post realizzato per il Consorzio di cooperative sociali Consolida che ha recentemente presentato l’iniziativa sul suo sito.

Ettore

Read Full Post »

Le aziende e gli enti pubblici sono sempre alla ricerca di modalità formative nuove ed efficaci che permettano alle persone ed all’organizzazione, di riflettere su se stessi, di confrontarsi su cosa funziona e cosa no, di come attivarsi per migliorare ed anche di cosa essere orgogliosi.

Con questo presupposto è nata una inusuale collaborazione fra Heineken e la Casa di Reclusione di Opera che ha permesso di mettere a confronto due realtà molto distanti, per  ragionare insieme sul modo in cui vengono gestiti  processi produttivi,  ruoli e responsabilità e dinamiche organizzative.

Come è nato questo incontro? E’ iniziato con la partecipazione del Direttore delle Risorse Umane di Heineken Italia alle prima edizione del corso “L’aula più stretta del mondo” che si tiene presso il Carcere di Opera (MI). La proposta è piaciuta e si è avviato un progetto che ha portato qualche mese fa tutto il gruppo HR di Heineken a visitare e confrontarsi con il Direttore e gli ispettori che gestiscono il carcere di Opera sul tema dell’efficienza operativa.

La scorsa settimana, il direttore del carcere di Opera con i suoi più stretti collaboratori e i dirigenti del Provveditorato ha visitato uno stabilimento produttivo di Heineken  ed attraverso i racconti del Direttore dello Stabilimento si sono confrontati  sull’organizzazione del lavoro, la gestione delle criticità, le soluzioni per pianificare e definire ruoli.

Questa visita era coerente con il progetto che da tre anni la Direzione del carcere sta sviluppando sulla funzione dei gruppi di lavoro, sull’importanza di una logica che privilegi una logica di sistema, tra le figure manageriale (o come si dice in carcere gli apicali) e tra ispettori e sovraintendenti della polizia penitenziaria (che corrispondono all’incirca ai quadri o ai capisquadra delle aziende).

E’ stata una esperienza stimolante che ci ha permesso di verificare come la contaminazione fra ambienti molto diversi è una formidabile fonte di apprendimento e una preziosa alleata per sostenere processi di cambiamento

Maurizio

Read Full Post »

Il 18 aprile alla Facoltà di Sociologia di Trento si è tenuto un ricordo di Maria Luisa Pombeni (vedi locandina). Nell’occasione si è fatto il punto degli scenari che la Riforma Fornero determinerà per gli sviluppi dei servizi per l’impiego.

Guido Sarchielli dell’Università di Bologna ha segnalato come la crisi in atto comporti una profonda rivisitazione dei modelli cui le attività orientative fanno riferimento. Per Sarchielli l’orientamento costituisce un diritto di cittadinanza essenziale in una situazione economica in cui le competenze hanno un’elevata “fluidità”. L’orientamento risulta una preziosa leva per compensare la distanza tra sistema della formazione e l’inserimento delle persone nel mercato del lavoro. Leva che per essere efficace presuppone la personalizzazione dei servizi evitando i rischi delle offerte standardizzate. A fronte di una sempre maggiore scarsità di risorse sarà obbligatorio rendere efficace l’utilizzo di quelle esistenti

Gli altri interventi di Colasanto, Fraccaroli, Manfredda, Paolo Pombeni, Turrini hanno ricordato in vario modo, anche con toccanti ricordi personali, ruolo e importanza di Pombeni nello sviluppo dei riferimenti concettuali e anche dei servizi legati all’orientamento nel nostro paese.

Grimaldi di ISFOL ha riportato il quadro relativo all’archivio nazionale dell’orientamento.

segnalando che in Italia esistono ad oggi 18.000 strutture che erogano servizi orientativi e 20.000 orientatori. “Troppi!” ha commentato.

Ghirotti dell’Agenzia del lavoro di Trento e Pier Antonio Varesi dell’Università Cattolica hanno presentato gli scenari legati alla riforma Fornero. Varesi ha segnalato come i provvedimenti comporteranno un nuovo assetto istituzionale e anche organizzativo dei Centri per l’impiego che dovranno ridefinire le proprie strutture e procedure. In una situazione in cui nelle province del nostro paese sono in atto modelli e standard di qualità assolutamente diversi fra loro.

A fronte di risorse critiche perché largamente provenienti da fondi europei, si prospetta un futuro in cui andrà rapidamente definito il sistema della governance e delle deleghe. Si vanno profilando tre ipotesi: un’agenzia nazionale che coordini l’attività dei sistemi per l’impiego. E l’INPS ha lanciato la sua candidatura. Una seconda ipotesi prevede agenzie regionali magari raccordate con quella nazionale. Infine è presente una logica più attenta al legame con il territorio, come dovrebbe essere nella logica delle politiche attive del lavoro, che prevede consorzi di comuni come avviene già per la gestione dei servizi sociali.

Come si vede i temi del seminario erano molti e molto attuali. Hanno avuto il pregio di essere stati portati in un contesto aperto al contrario di quanto avviene nel nostro paese, dove il dibattito sul futuro dei servizi per l’impiego corre il rischio di essere rinchiuso in una logica, tutta italiana, di appartenenze. Senza pensare che stiamo ragionando sul futuro delle politiche attive del lavoro. E forse per questo trasparenza e diffusione sono i due principi che dovrebbero contraddistinguere ogni ragionamento.

Sergio

Read Full Post »

Alla vigilia di una nuova edizione de “l’aula più stretta del mondo”, voglio condividere alcune riflessioni che riguardano il sottinteso valoriale della formazione da noi proposta.

Parlandone con i direttori del personale (vedi articolo AIDP) mi è capitato di soffermarmi sulla questione cruciale della “distanza”: l’esperienza che offriamo allontana i partecipanti dal loro contesto abituale ma li conduce in un luogo (il carcere) dove alcune tematiche – veri e propri contrafforti dell’esperienza quotidiana, e soprattutto della fatica quotidiana – sono viste molto da vicino, quasi sotto una lente di ingrandimento.

Questo gioco vicino-lontano pare sia uno degli elementi di significatività dell’esperienza formativa .Sembra quindi apparire un “bisogno formativo” nelle aziende che potremmo chiamare realistico, in quanto chiede di riflettere significativamente sui propri problemi organizzativi, pur affrontandoli attraverso una metafora.

 E quali di questi problemi urgono maggiormente? A giudicare dalle reazioni dei manager intervistati dopo l’esperienza, uno dei bisogni di fondo è dare un senso alla propria esperienza lavorativa, ovvero trovare una motivazione per i propri collaboratori che non sia il mero riconoscimento economico.

Appare a tutti i partecipanti “meraviglioso” (nel senso di degno di meraviglia) il fatto che pur lavorando in un ambiente difficile e povero, privo di leve tradizionali come gli incentivi economici, gli Ispettori della Casa di Reclusione “facciano bene quello che devono fare”.

Del resto anche intervistando gli Ispettori (vedi articolo Le Due Città) si ha conferma di come il gioco fra responsabilità individuale e vincolo organizzativo sia da loro stessi colto come un importante aspetto motivazionale in quanto fa emergere capacità personali, costituisce una modalità di apprendimento e di crescita, soprattutto dà soddisfazione perché fa funzionare le cose: “Spesso si dice che il carcere abbruttisce: tante sofferenze, tante difficoltà. Però anche tante persone che si mettono in gioco. Io ho guadagnato lavorando qui”  afferma uno degli Ispettori intervistati.

Si può concludere quindi che ad affascinare i manager e contemporaneamente a permettere agli operatori del carcere di reggere lo stress, sia proprio questo altro “gioco” che trasforma un ambiente molto rigido e molto difficile in sfida. Diventa di massimo interesse un ambiente organizzativo in cui, non avendo altre risorse e dovendo stare in vincoli organizzativi rigidi, la leva innovativa è stata individuata nella valutazione positiva delle capacità personali come motivazione all’assunzione di responsabilità e alla flessibilità; mutuando le parole del Direttore della Casa di Reclusione di Opera, Dott. Siciliano: “Cosa può insegnare alle aziende il Carcere? noi siamo un ottimo esempio di come si possa “fare” anche con poche risorse”.

Maurizio

Read Full Post »

Steve Jobs, è stato ricordato, osannato e a volte anche giustamente criticato per i suoi eccessi da star dell’organizzazione, indifferente ai tempi, ai ritmi e alle esigenze del suo staff. Tutto preso dal suo autistico narcisismo creativo. Vorrei ricordare un aspetto che mi sembra sia rimasto nell’ombra perdendosi fra le tante cose da dire sulla filosofia di Jobs e il suo modo di rapportarsi al business.

C’è un filmato che ha fatto il giro del mondo e che è stato più volte citato i giorni dopo la sua morte (http://www.youtube.com/watch?v=oObxNDYyZPs). E’  un discorso agli studenti dell’Università di Standford, cliccato quasi 900mila volte su You tube. Un discorso che ha catturato anche noi italiani per le sue caratteristiche evocative. Si conclude con il linguaggio della sua generazione che ha conosciuto le atmosfere magiche di Woodstock “Stay hungry, stay foolish”. Siate affamati, siate folli.

Colpisce l’invito a imparare dalle scelte fatte nel corso della propria vita, professionale e non. C’è un invito a “unire i puntini” delle esperienze che ogni persona fa nel corso della propria esistenza: i puntini si possono unire solo guardandosi indietro. Se guardo sempre e solo in avanti non ce la farò mai. Un’idea che non corrisponde ai valori trasmessi dal sistema scolastico e del business. Fermarsi a pensare e a rileggere le proprie esperienze viene considerato un atteggiamento inutile, solitamente guardato con diffidenza, uno spreco di risorse e tempo che non serve.

Ma la carica innovativa di Jobs non finisce qui. Affronta un tema che in Italia è sempre difficile affrontare, la disoccupazione. Lui l’ha provata a 30 anni dopo aver creato il MacIntosh. Un’esperienza dolorosissima. Eppure in cinque anni ribalta la situazione e crea Next e Pixar che hanno un successo travolgente “e sono alla base del rinascimento di Apple” oltrechè del suo reingresso in azienda. Questa volta nei panni di chi decide e non di chi subisce.

Cosa sta alla base di questo cambiamento così repentino? La capacità di leggere le emozioni, Jobs la definisce con il linguaggio americano “amore per le cose fatte”. Forse in Italia suona meglio parlare di passione per le proprie idee e intuizioni. Comunque la mettiate il grimaldello per salvarsi e non rimanere sommersi dal trauma del licenziamento è l’attenzione alle emozioni che la persona vive. Un altro insegnamento su cui dobbiamo riflettere.

Sono pochi i posti nel vasto mondo del lavoro italiano dove si senta parlare di attenzione alla memoria delle persone, rilettura della  biografia, attenzione alle emozioni delle persone. Possiamo addirittura dire valorizzazione delle emozioni alla stessa stregua delle competenze professionali.

Sono pochi i posti dove si sentono questi discorsi perché i pionieri che si sono avventurati su questa strada sono ancora isolati e forse non sono pienamente consapevoli dell’importanza e della profonda carica innovativa di questi temi, anche per il sistema economico.

Ci voleva la morte di un grande business man per dar loro il giusto valore.

Sergio

Read Full Post »

In Italia operatori, utenti, famiglie, aziende, enti locali, tutti quanti abbiamo conosciuto un sistema sociale che ha prodotto molti sforzi per sostenere le fasce deboli della popolazione. A volte questo sforzo ha dato risultati notevoli altre volte invece l’efficacia si è rivelata molto discutibile.

Prendiamo i servizi che hanno sostenuto l’inserimento nel mercato del lavoro delle fasce deboli e delle persone con disabilità. La normativa è stata di grande supporto, i servizi pubblici hanno saputo produrre uno sforzo di attenzione alle esigenze delle persone prese in carico e molto spesso si è riusciti a considerare anche i bisogni delle aziende.

In alcuni casi ci si è integrati con le agenzie di formazione per sviluppare le competenze delle persone in carico. Però anche nei casi in cui operatori, enti, gruppo dirigente sono riusciti a fare un buon lavoro, anche in questi casi ci sono segni evidenti di difficoltà. Con queste risorse non si va avanti. E la stessa constatazione vale anche per gli altri servizi sociali e del lavoro. Il welfare così come lo abbiamo conosciuto è in grossa difficoltà. Mancano le risorse e forse anche un’identità certa. Bisogna ripensare l’intero sistema, si devono ridefinire priorità, modalità di rapporto con il privato.

La rivista Prospettive Sociali e Sanitarie intende dare un contributo concreto e per festeggiare i suoi 40 anni di vita organizza il 29 settembre a Milano (in via Mosè Bianchi 94 presso il PIME) un convegno per presentare le sue proposte coinvolgendo politici attenti, il sindaco di Milano, il Presidente della Regione Emilia Romagna, studiosi autorevoli: Olivetti Manoukian e i riferimenti storici di IRS, Ranci Ortigosa, Samek Lodovici oltre ovviamente al gruppo di Prospettive Sociali e Sanitarie.

Sono previsti inoltre tre workshop nel pomeriggio su temi di grande interesse per chi opera nel sociale e nelle politiche del lavoro: la relazione d’aiuto, la gestione dei bisogni complessi e integrazione delle politiche, la progettazione sociale sostenibile. Un appuntamento da non perdere. Noi ci saremo.

A chi vuole saperne di più consigliamo di leggere qui

Sergio

Read Full Post »

Un intero numero di una rivista dedicata alle paure: Meta di luglio e agosto, inserto della prestigiosa Harvard Business Review. Quattordici consulenti senior parlano delle proprie paure, il Presidente dell’Associazione dei consulenti di Direzione ed Organizzazione apre il numero sul tema che viene poi ripreso da altri due interventi. Insomma un sacco di ragionamenti sulle paure e una constatazione di fondo. La paura c’è, esiste, si tocca con mano, è un fenomeno naturale con cui i consulenti si confrontano abitualmente. Assume vesti e caratteristiche diverse: paura di essere obsoleto, di saperne meno del cliente, di non avere ordini a sufficienza, di non riuscire a dare risposte adeguate ai bisogni del cliente. Consulente che vai, paura che trovi.

Ma le paure riguardano solo il consulente ed il suo rapporto con il lavoro? O riguardano anche i manager d’azienda, gli specialisti e più in generale il personale che opera in un’organizzazione? Forse possiamo sostenere che chi lavora deve affrontare le proprie paure, difficoltà, ansie nei confronti della propria attività professionale. E anche in questo caso c’è chi avrà paura a “disturbare il proprio capo per segnalare un problema, una questione che pure interviene pesantemente nella propria attività” oppure chi avrà timore di “segnalare al proprio collaboratore che deve modificare certi atteggiamenti perchè generano tensione nel gruppo di lavoro”. Sicuramente l’ansia è diffusa quando si tratta di negoziare un aumento di merito oppure quando si avvicina il colloquio di valutazione. E come non citare le paure che poi diventano vero e proprio panico legato al proprio futuro professionale, quando si sparge la notizia che l’azienda deve ricorrere alla cassa integrazione. E non si sa “a chi toccherà”.

Insomma il merito di Meta è di aver alzato il coperchio e aver chiamato i sentimenti con il loro nome perchè nelle organizzazioni che siano nel privato, nel pubblico o nella cooperazione sociale i sentimenti ci sono ed è utile cominicare a gestirli, a partire dalle paure.

Read Full Post »

Oggi la notizia del giudizio negativo dell’agenzia di rating Moody’s sul Sistema  Italia. Proprio oggi mi arriva anche una mail con un giudizio su alcune realtà produttive italiane del tutto diverso…

A fine maggio abbiamo ospitato nei nostri uffici a Milano un gruppo di studenti della Ecole de Management di Grenoble, in una visita studio a diverse società di consulenza italiane organizzata dalla Scuola e da APCO. E’ stata una occasione per incontrare e confrontarsi con un gruppo di giovani provenienti da tutti i continenti che dopo un percorso di formazione superiore stanno per intraprendere un percorso professionale nel mondo della consulenza. Come raccontano loro ‘An expedition that would turn 15 MSc in Management Consulting and MBA students from every major continent into international job candidates, better prepared to deal with the triumphs and perils of management consulting’. Ci hanno fatto molte domande, puntuali ed interessanti, e hanno mostrato non solo di apprezzare molto  il nostro lavoro, ma anche di saperne cogliere le peculiarità e le criticità.

La loro personale valutazione dello spicchio di Italia che hanno incontrato a Milano è estremamente positiva, come racconta   Preethi, la studentessa indiana che tra le altre ha partecipato al nostro incontro.

Al di là del comprensibile orgoglio per le cose che dicono di noi  (“It was inspiring to note how innovative and process-driven even a boutique consultancy can be and discover the intricacies of client retention thorough relationships, referrals and networking” ), le opinioni degli studenti di Grenoble sulle esperienze di consulenza italiane sono davvero molto confortanti, e ci invitano a continuare nel solco dell’innovazione e della ricerca.

Certo il giudizio degli studenti non sposterà quello di Moody’s …

Read Full Post »

Older Posts »